Sdraiato sull'erba, a confine tra cielo e terra,
con la testa nell'intreccio di mani a sostener la nuca
e lo sguardo volto a scrutare l'azzurro, perdo coscienza d'essere.
Quel profumo di vento montàno
penetra il mio corpo, solleva il mio spirito.
Un attimo, un'eternità.
Che sgomento
per quel mondo immutabile,
per quel seme che gettato in terra
si muta in pianta per levarsi alle meraviglie del cielo.
Che rapimento di sensi
ancorarsi a quella terra per dar vigore allo slancio,
vivere come chioma d'albero alzato da terra,
nutrirsi di linfa dal basso.
Che purezza le Radici.
(P.B.)
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