A Natale é il tempo
anche dei piccoli regali,
ma per noi nonni e zii
é stato molto speciale.
Il regalo non era un’oggetto
bensi un gioioso bimbetto,
nascendo abbiamo sofferto
ora ci guarda con affetto.
La famiglia s’é ingrandita
uno in piu’ é gioia infinita,
lottando nel faticoso torneo
vinse la vita, ci regalo`Théo.
Nonno Tonino
La vendemmia
Cantanto per le vie la gente
se ne và, presto la mattina é
tempo di vendemmiar.
.
Giunti nella vigna stan tutti
a preparar, quei stravecchi
recipienti che dovranno usar.
Le donne indaffarate son
leste a tagliar, quei grappoli
maturi che stan li’ a pensolar.
I cesti già son colmi
s’apprestano a trasportar,
le giovinette arzille
quei grappoli a pressar.
Già sgorga dal tinello
il mosto a spumeggiar,
é lieto il contadino
a tutti ringraziar.
Tonino Pagnotta
se ne và, presto la mattina é
tempo di vendemmiar.
.
Giunti nella vigna stan tutti
a preparar, quei stravecchi
recipienti che dovranno usar.
Le donne indaffarate son
leste a tagliar, quei grappoli
maturi che stan li’ a pensolar.
I cesti già son colmi
s’apprestano a trasportar,
le giovinette arzille
quei grappoli a pressar.
Già sgorga dal tinello
il mosto a spumeggiar,
é lieto il contadino
a tutti ringraziar.
Tonino Pagnotta
La donna mia
Nell’avvicinarsi al mio cospetto
scivolarono i pochi veli dal petto,
la vidi bellissima nel suo aspetto
non trovando alcun difetto.
Spensi quel piccolo barlume
accanto al nostro letto,
a voi l’immagginar
lasciandovi il fatto.
Con cauta discrezione e con
immenso rispetto non diro’
chi fosse la venere nel letto.
Svegliandomi l’indomani
per un natural bisogno,
lo posso confermare
era la mia donna,
non era un sogno.
Tonino Pagnotta.
scivolarono i pochi veli dal petto,
la vidi bellissima nel suo aspetto
non trovando alcun difetto.
Spensi quel piccolo barlume
accanto al nostro letto,
a voi l’immagginar
lasciandovi il fatto.
Con cauta discrezione e con
immenso rispetto non diro’
chi fosse la venere nel letto.
Svegliandomi l’indomani
per un natural bisogno,
lo posso confermare
era la mia donna,
non era un sogno.
Tonino Pagnotta.
A San Gerardo
Quanta gente sofferente
chiede il tuo intervento,
nel mondo vai esaudendo,
essendo tu un grande santo.
Mi ricordo fanciulletto
la mia mamma poveretta,
venne spesso a Materdomini
per pregare al tuo cospetto.
Per me chiese d’aiutarla
essendo il figlio ammalato,
venisti a me e ti ho sognato
il tuo sorriso mi ha salvato.
Tonino Pagnotta
chiede il tuo intervento,
nel mondo vai esaudendo,
essendo tu un grande santo.
Mi ricordo fanciulletto
la mia mamma poveretta,
venne spesso a Materdomini
per pregare al tuo cospetto.
Per me chiese d’aiutarla
essendo il figlio ammalato,
venisti a me e ti ho sognato
il tuo sorriso mi ha salvato.
Tonino Pagnotta
L ‘Angelo Custode
Ella dell’altrui si prodica,
immensa é la sua pazienza,
cercando con insistenza
di dover tutti accontentar.
Corre a destra e a manca,
ella giàmmai si stanca,
é piena d’energia
é la donna mia.
Con l’occhio di riguardo,
scrutando di quà e di là
quel suo pigro anzianetto
che sonnecchia nel suo letto
Il giorno terminato, stanca
ma contenta,quasi a malincuor
non li vuol lasciar ,ella
é forse un’Angelo Custode ?
Tonino Pagnotta
immensa é la sua pazienza,
cercando con insistenza
di dover tutti accontentar.
Corre a destra e a manca,
ella giàmmai si stanca,
é piena d’energia
é la donna mia.
Con l’occhio di riguardo,
scrutando di quà e di là
quel suo pigro anzianetto
che sonnecchia nel suo letto
Il giorno terminato, stanca
ma contenta,quasi a malincuor
non li vuol lasciar ,ella
é forse un’Angelo Custode ?
Tonino Pagnotta
Pianeta terra
Gettando lo sguardo ingenuo
Vagarono l ìride e la mente,
sfiorando colline e piante,
immensi prati verdi fioriti,
fiumi e laghi, mari quasi puliti
oceani profondamente infiniti.
I tuoi vulcani attivi,
il magma incandescente,
col l’eterno movimento
cambiano la tua faccia
spostando i continenti,
la paura insegni alle tue genti.
Il pensier s’arresta,
l’immagine é quasi chiara,
d’obbligo é la domanda:
eri forse tu dunque
una povera palla di fuoco
o chi sà un frantume di stelle ?
Passando millenni e secoli
cambiando spesso pelle,
forse tu dunque non sai
che navighi con le stelle,
girando come una palla,
diventi sempre piu’bella.
Tonino Pagnotta
Vagarono l ìride e la mente,
sfiorando colline e piante,
immensi prati verdi fioriti,
fiumi e laghi, mari quasi puliti
oceani profondamente infiniti.
I tuoi vulcani attivi,
il magma incandescente,
col l’eterno movimento
cambiano la tua faccia
spostando i continenti,
la paura insegni alle tue genti.
Il pensier s’arresta,
l’immagine é quasi chiara,
d’obbligo é la domanda:
eri forse tu dunque
una povera palla di fuoco
o chi sà un frantume di stelle ?
Passando millenni e secoli
cambiando spesso pelle,
forse tu dunque non sai
che navighi con le stelle,
girando come una palla,
diventi sempre piu’bella.
Tonino Pagnotta
A Yverdon-les-Bains
Venni un di’ soleggiato dal loco natio,
grezzo fanciullo senza pretese
a passar le ferie in questo paese,
lo vidi immenso piü vasto del mio,
la piazza centrale col castel medioevale,
il tempio ed il bel palazzo municipale.
Visitai il suo lago poco distante
tutto m’ era stranamente grande,
andai a pesca nei suoi canali
con amici abitanti tutti italiani,
giocai con loro sulla place-d’Arms
in quel tempo incolta, tanto mi parve.
Le ferie finite dovetti ritornare
nel mio villaggio che tanto amavo,
ritrovai subito i compagni di scuola
mi chiesero com’era codesto paese,
dissi loro cio’che in mente restava
l’enorme gioia nei ricordi passava .
Rivenni sui luoghi quasi ventenne
tutt’ora risiedo da tantissimi anni,
la gente dice ormai < sei integrato >
ma nei pensieri un immigrato,
anche se tornero`sui primi passi
sappi Yverdon che t’amero` lo stesso.
Tonino Pagnotta
grezzo fanciullo senza pretese
a passar le ferie in questo paese,
lo vidi immenso piü vasto del mio,
la piazza centrale col castel medioevale,
il tempio ed il bel palazzo municipale.
Visitai il suo lago poco distante
tutto m’ era stranamente grande,
andai a pesca nei suoi canali
con amici abitanti tutti italiani,
giocai con loro sulla place-d’Arms
in quel tempo incolta, tanto mi parve.
Le ferie finite dovetti ritornare
nel mio villaggio che tanto amavo,
ritrovai subito i compagni di scuola
mi chiesero com’era codesto paese,
dissi loro cio’che in mente restava
l’enorme gioia nei ricordi passava .
Rivenni sui luoghi quasi ventenne
tutt’ora risiedo da tantissimi anni,
la gente dice ormai < sei integrato >
ma nei pensieri un immigrato,
anche se tornero`sui primi passi
sappi Yverdon che t’amero` lo stesso.
Tonino Pagnotta
Monito all ’uomo
Alzandomi una mattina
scrutai l’infinito ,
in cuor mio pensai
ch’era bello cio’ che vidi .
Il sole illuminato
energico s’innalzava ,
nel cielo senza nubi
riscaldando l’immensità .
Il giorno dal ciel pulito , prometteva
continuità : dall’uomo laborioso,
dall’albero a l’animal ,lo sguardo
verso l’alto, il Dio da ringraziar .
Ma tu uomo perfido
rifletti ancora un po`,
rispetta l’armonia
che l’Iddio ti regalo’ .
Tonino Pagnotta
scrutai l’infinito ,
in cuor mio pensai
ch’era bello cio’ che vidi .
Il sole illuminato
energico s’innalzava ,
nel cielo senza nubi
riscaldando l’immensità .
Il giorno dal ciel pulito , prometteva
continuità : dall’uomo laborioso,
dall’albero a l’animal ,lo sguardo
verso l’alto, il Dio da ringraziar .
Ma tu uomo perfido
rifletti ancora un po`,
rispetta l’armonia
che l’Iddio ti regalo’ .
Tonino Pagnotta
L’Amicizia
L’amicizia é tanto bella,
da piccino la ritrovi in
ogni angolo della terra,
poco importa il colore
della pelle.
Or da grande si fà rara
se la trovi tienila cara,
non rischiare con un gesto,
perdere l’unico amico
che ti resta.
Toniono Pagnotta
da piccino la ritrovi in
ogni angolo della terra,
poco importa il colore
della pelle.
Or da grande si fà rara
se la trovi tienila cara,
non rischiare con un gesto,
perdere l’unico amico
che ti resta.
Toniono Pagnotta
Fresco serale
Vagabondando al calar del sole verso sera,
inforcai un tranquil sentiero,
udii cantar gli uccelli e le cicale,
che come me in quella vedura
contemplavo la tanto attesa sera,
talmente era stata la giornata
soffocante e dura,
d’aver sofferto a quella calura.
Allugai il passo sentendomi rinvigorito
quello sferzo di fresco mi aveva gia ringiovanito.
Pensai subito a quando ero fangiulletto
che passando nel medesimo sentiero,
andavo disturbando con schiamazzi e fionda,
l’armonia che regnava nei paraggi.
Or che nell’animo son cambiato
ed ivi ritorno a respirar,
perdonami se puoi madre natura,
d’averti a quel tempo disturbato.
Tonino Pagnotta
inforcai un tranquil sentiero,
udii cantar gli uccelli e le cicale,
che come me in quella vedura
contemplavo la tanto attesa sera,
talmente era stata la giornata
soffocante e dura,
d’aver sofferto a quella calura.
Allugai il passo sentendomi rinvigorito
quello sferzo di fresco mi aveva gia ringiovanito.
Pensai subito a quando ero fangiulletto
che passando nel medesimo sentiero,
andavo disturbando con schiamazzi e fionda,
l’armonia che regnava nei paraggi.
Or che nell’animo son cambiato
ed ivi ritorno a respirar,
perdonami se puoi madre natura,
d’averti a quel tempo disturbato.
Tonino Pagnotta
Terra natia
Addio Irpinia amata,
tremolante, arida terra mia,
scossa dalla mortal catastrofe
Già povera come la tua gente
piangi con rabbia, gridando
un po d’aiuto a tutto il mondo.
Il grido tuo é giunto
in ogni luogo e l’ho sentito
anch’io da lontano.
Una morsa gelida il cuor
m’ha stretto, pensando
la mia gente senza tetto.
Addio Irpinia addio,
forse tu non lo sai
sei la mia terra natia.
Tonino Pagnotta
tremolante, arida terra mia,
scossa dalla mortal catastrofe
Già povera come la tua gente
piangi con rabbia, gridando
un po d’aiuto a tutto il mondo.
Il grido tuo é giunto
in ogni luogo e l’ho sentito
anch’io da lontano.
Una morsa gelida il cuor
m’ha stretto, pensando
la mia gente senza tetto.
Addio Irpinia addio,
forse tu non lo sai
sei la mia terra natia.
Tonino Pagnotta
L’aratro
Passando in una strada del paese,
esposto contro un muro soleggiato,
lo sguardo in un attimo s’é posato,
sul vecchio aratro di nero pitturato.
Un ricordo d’infanzia destando
quel lontano trapazzo usurante
dai nostri figli già mai vissuto,
per i padri altrettanto temuto.
Strisciando per stenuanti giornate,
trainato da lenti quadrupedi sfiancati,
il vomero lucciccante ma striato,
da pietruzze in terra imprigliate.
L’odore, ricordo forte del sudore,
dell’animale stanco e affaticato,
attraversar in fondo le narici,
impregnando i terreni scoscesi,
dell’uomo dai vestiti sfilacciati,
che con mano ferma impugnava,
solcando e paziente, preparando
quel terreno a rendere fecondo.
La semenza impugno, umilmente
sottterra in letargo, promettente
di una raccolta forse abbontante,
i contadini orgogliosi rendendo.
La fatica pur dura e imponente
dell‘uomo, l’animale possente,
ora in quell’angolo dormiente,
l’aratro m’attraversato la mente.
Tonino Pagnotta
esposto contro un muro soleggiato,
lo sguardo in un attimo s’é posato,
sul vecchio aratro di nero pitturato.
Un ricordo d’infanzia destando
quel lontano trapazzo usurante
dai nostri figli già mai vissuto,
per i padri altrettanto temuto.
Strisciando per stenuanti giornate,
trainato da lenti quadrupedi sfiancati,
il vomero lucciccante ma striato,
da pietruzze in terra imprigliate.
L’odore, ricordo forte del sudore,
dell’animale stanco e affaticato,
attraversar in fondo le narici,
impregnando i terreni scoscesi,
dell’uomo dai vestiti sfilacciati,
che con mano ferma impugnava,
solcando e paziente, preparando
quel terreno a rendere fecondo.
La semenza impugno, umilmente
sottterra in letargo, promettente
di una raccolta forse abbontante,
i contadini orgogliosi rendendo.
La fatica pur dura e imponente
dell‘uomo, l’animale possente,
ora in quell’angolo dormiente,
l’aratro m’attraversato la mente.
Tonino Pagnotta
SHOAH 1943
Shoah 1943
Non so piangere …
non ho ricordi … non c’ero …
non conosco il tuo volto innocente,
non conosco il suo volto carnefice
Eppure, il fumo dei camini
che sale, nelle fredde giornate
d’inverno, parla di te, di me,
di noi …
Solo la Storia, ci racconta di …
sorrisi spezzati, fanciulli mai nati…
La neve, non ha coperto il dolore,
non ha spezzato i rancori
Ma la speranza è viva e
il cuore batte, più forte
nel petto, dei nostri ragazzi,
che sognano solo, un mondo migliore
lasciando alle spalle, dolore
e … rancori
S. D'ARACE
Non so piangere …
non ho ricordi … non c’ero …
non conosco il tuo volto innocente,
non conosco il suo volto carnefice
Eppure, il fumo dei camini
che sale, nelle fredde giornate
d’inverno, parla di te, di me,
di noi …
Solo la Storia, ci racconta di …
sorrisi spezzati, fanciulli mai nati…
La neve, non ha coperto il dolore,
non ha spezzato i rancori
Ma la speranza è viva e
il cuore batte, più forte
nel petto, dei nostri ragazzi,
che sognano solo, un mondo migliore
lasciando alle spalle, dolore
e … rancori
S. D'ARACE
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